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20 Febbraio 2019

Vivere d'amore a Parma? - Capitolo 2

Scritto da Redazione Openddb in 

L'esperienza del film D'amore si vive di Silvano Agosti nella Parma del 1983

Capitolo 2: Lo scandalo

Quale fu la reazione della cittadinanza parmigiana a D'amore si vive? Come reagì Parma nel vedersi, e scoprirsi, sul grande schermo diversa da quella che si credeva, o perlomeno differente da ciò che di sé stessa voleva mostrare al resto del mondo?

Nella città emiliana, prevedibilmente, il film sollevò un gran polverone fin dalla prima proiezione avvenuta nel 1983. L'anteprima si tenne presso il Teatro Regio, luogo simbolo della cultura cittadina, dove il film venne presentato in una versione ridotta, mentre nei giorni successivi venne mostrato presso la Camera di Commercio. L'indagine aveva già fatto parlare di sé, almeno nelle aule del consiglio comunale a partire dal 1981, anno in cui Silvano iniziò a lavorare alla ricerca, tanto da supporre che vi fosse una grande aspettativa nei confronti del film, sia da parte di chi lo aveva promosso sia da chi invece lo aveva osteggiato fin dal principio.

E infatti le critiche non tardarono ad arrivare. Sulle pagine della stampa locale La Gazzetta di Parma si pronunciarono numerosi esponenti politici e ben presto le critiche alle tematiche del film si trasformarono in una vera e propria campagna denigratoria nei confronti dell'autore. Per mesi il quotidiano scrisse a proposito del presunto scandalo pubblicando con regolarità aggiornamenti sulla vicenda e lettere di cittadini pervenute alla redazione.

Un esempio di tali contributi della cittadinanza è la lettera Squallida Vicenda pubblicata sul quotidiano il 25 aprile 1983 nella rubrica Lettere al Giornale, che riassume la maggior parte delle critiche mosse al film.

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Significativo appare innanzi tutto l'incipit: <<Egregio Direttore, non ho visto il film D'amore si vive, però...>>. L'autore della lettera ammette sinceramente di non aver assistito alla proiezione, ma che, dai resoconti pubblicati sul giornale, egli abbia capito esattamente di cosa tratta e si sia fatto un'opinione in merito, tanto da legittimare il suo giudizio negativo che, visto la tematica, <<non poteva essere altrimenti>>. Molti degli interventi pubblicati sul quotidiano incominciano pressappoco nello stesso modo, dimostrando un atteggiamento presuntuoso e pregiudiziale da parte di coloro che, pur non avendo fatto esperienza diretta del film, criticarono aspramente l'autore e la sua opera. 

In seguito si accenna alla questione del presunto “abuso di potere” da parte del regista, il quale non avrebbe specificato in modo esplicito i fini e gli scopi della ricerca ai soggetti intervistati, sfruttando per di più la loro condizione di “emarginati”. Questa è una delle accuse che venne mossa direttamente ad Agosti: aver concentrato l'attenzione su quei soggetti socialmente esclusi, più deboli, proprio perché una “persona normale” non avrebbe mai accettato di prestarsi a un simile gioco di confessioni. Il coinvolgimento infatti di minori e diversamente abili scatenò l'intervento diretto di associazioni educative, associazioni scolastiche, comitati di genitori e insegnanti, i quali si scagliarono con forza contro l'autore contestandone le scelte e condannando la complicità di alcuni enti pubblici nella realizzazione del film. 

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A ciò allude la <<lettera d'appoggio ai tre enti presentatori del film>> cui fa riferimento l'autore di Squallida Vicenda. Il film ottenne, infatti, il patrocinio di alcuni enti pubblici come il Comune di Parma, l'Amministrazione Provinciale e USL. L'appoggio di enti pubblici al film costituì il nodo centrale della polemica, vero e proprio cuore dello scandalo, che assunse così una tendenza prettamente politica. Gli enti patrocinatori vennero ritenuti i veri responsabili dello scandalo, accusati di aver finanziato il lavoro con soldi pubblici e aver concesso il patrocinio in modo disattento senza effettuare le dovute verifiche preventive. Gli esponenti dei partiti di minoranza approfittarono così dell'occasione per colpire gli avversari politici, arrivando a chiedere le dimissioni dell'assessore Mario Tommasini. Egli, da parte sua, si affrettò a smentire le accuse di utilizzo di denaro pubblico durante la conferenza stampa organizzata assieme ad Agosti e ad alcuni interpreti del film. Nonostante ciò, dopo diverse sedute, il Consiglio Comunale accolse la richiesta proposta da alcuni esponenti della minoranza di ritirare ufficialmente il patrocinio al film.

Per finire, nella chiusa di Squallida vicenda, l'autore suggerisce il tempestivo intervento della magistratura che effettivamente si realizzò con l'esame delle pellicole da parte del Procuratore della Repubblica il quale, tuttavia, non ne dispose però il sequestro. Anzi, nei giorni successivi D'amore si vive venne inserito nella programmazione in due repliche di uno dei cinema cittadini.

La ricostruzione della vicenda scandalosa attraverso gli articoli della Gazzetta di Parma fa emergere così il carattere tendenzioso della circostanza. Il grande spazio riservato alle critiche dei contestatori sulle pagine del quotidiano contribuì a creare un forte chiasso attorno al film e all'autore con il preciso scopo, sembra, di colpire politicamente altre figure.

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Scritto da Sara Barbuti per Redazione Openddb. (Fase preparatoria per sviluppo di tesi di laurea magistrale in "Storia e critica delle arti e dello spettacolo" - Università di Parma)  

Note:

-P. Masala, A. Macis, Immagini in libertà. Il cinema in esilio di Silvano Agosti, a cura, CUEC Editore, Cagliari, 2001.

-Gli articoli riportati sono pubblicati in La Gazzetta di Parma del 22 aprile 1983 e 25 aprile 1983. Si ringrazia l'Emeroteca Comunale di Parma.