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Ballate sediziose

Amori, rivolte, ormoni e altre storie

Sinossi

Si tratta di un viaggio ironico e surreale che però racconta qualcosa di serio, serissimo: l’umanità che ribolle, non si rassegna, lotta e per questo vive. Di rivolta, del resto, è intessuta ogni pagina del libro grazie ad un viaggio ironico e surreale costruito attorno alla figura di Gino Calamita: uno “cresciuto a pane, politica e sfighe sociali. Teneva ancora i piedi nel novecento, ma la sua testa era sparata tra le nuvole. E, spesso, gli piaceva ‘caricare la molla’ sia con le sollevazioni di piazza sia con quelle di ghisa”.
A scandire l’esplorazione del libro, una ragionata selezione di incursioni musicali. Dopo “La Ballata del Cerruti” di Giorgio Gaber, prendono spazio le note che prima furono della “Varšavjanka”, canto contro la tirannia zarista russa, poi dell’adattamento spagnolo “A las barricadas!” e dopo ancora dell’inno di Potere Operaio. Il viaggio narrativo e musicale prosegue con la stessa intensità: dallo “Straniero” di Georges Moustakia alla “Storia disonesta” di Stefano Rosso, ai “Pugni chiusi” de I Ribelli, passando per “Ma chi ha detto che non c’è” di Gianfranco Manfredi.
Così, di canzone in canzone, dalle pagine di “Ballate sediziose” affiorano le storie e i “personaggi strampalati” che affollano il libro. Il filo conduttore è la ballata, per l’appunto, che Gino Calamita vuole scrivere per i giovani senza futuro. Come? Grazie ad una seduta spiritica, capace di mettere in contatto i ribelli che furono con i ribelli di oggi: l’esperimento ha luogo durante l’occupazione dell’ex cinema Arcobaleno, tra i “devoti” di Santa Insolvenza. Si raccontano le gesta di Gaetano Prosperi, dello “Lo spirito”, bandito lungo il confine tra Emilia e Toscana nei primi anni dell’unità d’Italia, oppure quelle di Zirumat nei giorni del del “Tumûlt d’la buàza”, la rivolta della merda che scoppiò a Bologna nel 1334. Poi c’è Uccio, campione nel lancio dei sampietrini: ovvero “sassi intelligenti, perchè fanno imparare a non aver paura”. Cupra, che “non era donna ma neanche uomo”. Elio Mirabilia, l’idealista del porno. Le quattro Marianne e poi ancora Lorca, che “era cieco, ma nella musica vedeva avanti più di tanti altri”.
Altro che storie ufficiali. Altro che storie scritte dai vincitori. “Ballate sediziose” strappa sorrisi, ma racconta qualcosa di serio, serissimo: l’umanità che ribolle, non si rassegna, lotta e per questo vive. Storie che ricordano i sassi di Uccio: scagliati “non solo contro gli uomini in divisa, ma anche contro il vento, verso l’infinito”.

Autore: Valerio Monteventi
Editore: Pendragon
AA.VV.

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