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9 Marzo 2018

La realtà dietro la crisi economica

Scritto da Redazione Openddb in 

Analisi e riflessioni sul film "PIIG", di Adriano Cutraro, Mirko Melchiorre, Federico Greco.

LA VERA SITUAZIONE DEI “PIIGS”

Il documentario realizzato dalla casa di produzione Studiozabalik entra nelle pieghe della ormai perdurante crisi economica, facendo in particolare riferimento alla situazione di 6 Paesi specifici, definiti con l’acronimo dispregiativo di PIIGS ovvero Portugal, Ireland, Italy, Greece, Spain, identificati dagli economisti come paesi con un debito pubblico diventato ormai insostenibile. L’intento del film non è quello di riportare la situazione così come è (apparentemente) nota a tutti, ma piuttosto togliere quel velo di inattaccabilità attorno a quei concetti su cui l’economia europea si basa da anni: in primis quello di austerity, ma anche quello di debito pubblico o di inflazione.
L’impatto di tutta questa situazione viene poi mostrato nel contesto concreto della cooperativa “il Pungiglione” di Roma, in cui più di 100 lavoratori si trovano nella situazione di dover ricapitalizzare la società con fondi propri per evitarne la sparizione, vista la totale mancanza di sostegno da parte dello Stato.

PER CAPIRE MEGLIO

Attraverso la voce di Claudio Santamaria e di Willem Defoe, per la versione inglese, la pellicola smonta ad uno ad uno questi dogmi, partendo proprio da quello di austerity. Con questo termine si intende una politica restrittiva da parte dello Stato, che prevede una riduzione della spesa pubblica al fine di ridurre l’entità del debito pubblico. Questa soluzione, già adottata in Italia ai fini del risparmio energetico negli anni ’70, ha lasciato il Paese in una situazione ancora peggiore rispetto a quella precedente, le famiglie infatti, private ancor di più delle loro risorse, non riescono a sostenere i consumi per cui il debito aumenta. Tutti i personaggi che intervengono nel film, soprattutto grandi economisti ma anche alcuni volti noti come lo scrittore Erri De Luca e il filosofo del linguaggio Noam Chomsky, concordano sull’insensatezza di queste politiche nell’ottica di garantire il benessere della popolazione. I politici al governo infatti, di volta in volta, sembrano non fare altro che ribadire l’importanza di rispettare questi parametri, dando la colpa della situazione economica ad una presunta corruzione mai ben precisata, portando avanti programmi che puntano a rendere i ricchi ancor più ricchi e i poveri ancor più poveri.

UNA REALE SOLUZIONE

A parere degli intervistati la soluzione più giusta è proprio quella opposta: lo Stato deve inondare di liquidità il Paese, senza paura di alzare il parametro del deficit anche oltre il 10%, per poter permettere ai consumi di ripartire. Quest’idea è stata alla base del New Deal, la politica attuata da Roosevelt su consiglio di John Maynard Keynes per permettere agli USA di uscire dalla Grande Depressione seguita al crollo di Wall Street, ma anche da Barack Obama all’epoca del suo insediamento nel 2009. In Europa una soluzione del genere presenta però alcune difficoltà di attuazione: con la moneta unica infatti nessuno degli Stati dell’Eurozona può crearsi il denaro in proprio,come si faceva ai tempi della Lira o del Franco, per cui il debito si amplifica. Ciò non toglie che lo Stato può intervenire in altri modi, senza chiedere un ulteriore sacrificio alla popolazione attraverso tagli, tasse o l’aumento dell’età pensionabile.

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IL PROBLEMA DEL DEFICIT

Anche il deficit, nonché la sua soglia limite del 3%, è un concetto più che mai sfumato. Questo parametro è stato calcolato da alcuni economisti francesi negli anni ’80, senza l’utilizzo di alcun criterio scientifico ma semplicemente intrecciando alcuni parametri economici con quello del PIL. Al momento della stesura del trattato di Maastricht, che ha sancito di fatto la nascita dell’Unione Europea, questo parametro che aveva funzionato così bene in Francia fu adottato per tutti, senza tener conto delle specificità di ogni singolo Paese.

UNA CRITICA AI CITTADINI

Queste sono solo alcune delle riflessioni proposte dal film, il quale riesce sempre a mantenere una grande chiarezza nell’esporre temi e concetti complessi, soprattutto attraverso l’uso di metafore che rendono più facilmente comprensibili situazioni altrimenti molto astratte.
Nonostante il film prenda le parti della gente comune, non rinuncia comunque a rivolgere critiche al cittadino medio, secondo gli autori troppo colpevolmente ignorante riguardo all’argomento economico. Spesso infatti l’economia viene vista come una struttura astratta che sembra riguardare solo grosse questioni statali, non pensando che i problemi rilevati in ambito macroeconomico si ripercuotono anche nella sfera micro, che poi sarebbero la vita del singolo cittadino, le piccole attività private. Proprio come la cooperativa Il Pungiglione, che da anni opera nel sociale facendo attività con persone con disabilità e che, alla fine alla pellicola, vediamo desolatamente vuota, lasciando moltissimi dubbi sulla sua sopravvivenza.